Quello che sta accadendo nel nostro mare e nel resto d’Europa è inumano, ci sta richiamando alla radice del concetto di umanità e stato moderno, ma noi siamo girati dall’altra parte: ormai è impossibile ripensare i fondamenti.
In questi stessi giorni “Non dirmi che hai paura” vince il suo 13° premio in Italia, il premio Carlo Levi, e questo già vorrà forse dire qualcosa.
E’ un premio che mi fa enormemente felice perché Carlo Levi è uno degli autori italiani che da sempre amo di più.
Il suo “Cristo” (1946) non soltanto rimane uno dei ritratti più lucidi e poetici e fedeli di cos’è l’Italia ancora oggi, ma lì Levi fa con estrema naturalezza ciò che ancora oggi i critici (cioè, chi prova a dire qualcosa sulla forma romanzo) si affannano a cercare di definire: c’è narrazione, c’è fiction, c’è realtà, c’è pensiero, c’è analisi, c’è intelligenza, tutto insieme, senza soluzione di continuità: c’è tutto ciò che un vero romanzo richiede.