Forse il reportage più difficile che abbia mai fatto. Sono entrato per qualche settimana dentro la vita dei sordi, per scoprire un universo altro, ricchissimo, complessissimo, autonomo (sono anche andato in giro per un po’ con un tipo speciale di tappi che simulano la sordità). Per uno scrittore le parole sono tutto, per questo sono sempre stato attirato dalla lingua dei segni che parlano i sordi (alcuni, almeno), e adesso sono riuscito a vederla più da vicino. Una rosa è una rosa è una rosa, certo, ma una rosa è una rosa anche senza la voce che la dice e un orecchio che la ascolta. Anche con un altro segno che ne diventa il simbolo: per esempio le dita di una mano che si aprono e si chiudono a punta davanti alla bocca. “In principio era il Verbo” dice il Vangelo di Giovanni, ma quel Dio doveva essere un Dio udente. Le foto, bellissime, sono quelle di un grande fotografo che per 4 anni ha lavorato con i sordi, Valerio Bispuri. In questo viaggio ho conosciuto persone eccezionali, sorde, che mi hanno aiutato a capire di più del loro mondo. Tra loro, la capitana della nazionale italiana pallavolo FSSI e Cavaliere della Repubblica Ilaria Galbusera e la fotografa Eleonora Rettori.