Le vite degli altri. A un mese dall’uccisione di George Floyd da parte dell’agente Chauvin della polizia di Minneapolis, mi sono chiesto chi fosse George Perry Floyd Jr., l’uomo della cui morte sappiamo tutto, l’uomo che con la sua morte ha spalancato la rabbia del mondo intero. Sono entrato nella sua vita, come un sommozzatore. Entrare nelle vite degli altri schiude il prodigio di abbattere ogni preconcetto e di aprire allo stupore, perché la vita è contraddittoria e complessa, e immensa. Ogni vita è letteratura, e la letteratura è la vita degli altri. A 17 anni George “Big” Floyd voleva cambiare il mondo col basket e il football americano: “Voglio essere grande, voglio toccare il mondo” diceva. Forse adesso ci sta riuscendo davvero.
“È sul corpo che la Storia si muove – minaccia, o promette di farlo. Non sulle idee, non sulle parole, a cui è affidato il compito di enumerare le ferite. Il corpo, ora esposto senza vita, diventa mappa, alfabeto osceno senza il quale è impossibile nominare la rabbia che muove la Storia. Il corpo soffocato di George Perry Floyd Jr. segna la sproporzione tra le aspettative di ogni esistenza e la definitività della morte, e perciò chiama alla rivolta.”