L’Unione europea mi ha invitato a Tunisi a un meeting di scrittori europei e magrebini, per confrontarci – in un luogo cruciale e simbolico nei secoli per il dominio sul Mediterraneo come Tunisi, l’antica Cartagine – su ciò che sta accadendo nel mondo: questa epocale migrazione e la guerra che la causa. Nel mio speech ho parlato di Primo Levi e di memoria, di dialogo e della morte dell’Europa di fronte alla costruzione di muri che la stanno riducendo in pezzi e di fronte a “campi profughi” nel suo cuore, come quello di Idomeni o quello di Calais, dove bambini siriani, somali, curdi, eritrei, afgani scappati dalle guerre nascono e muoiono perché loro e i loro genitori non possono andare né avanti né tornare indietro, bloccati nell’indifferenza del mondo, dimenticati perché non portano reddito. Non esiste memoria di ciò che è accaduto in Europa solo 70 anni fa, di nuovo gli stessi meccanismi. E allora quale Europa, dov’è, ho chiesto? L’Europa è soltanto una moneta che ha impoverito i più poveri e arricchito i più ricchi. Solo di questi meccanismi oggi c’è memoria.